Come si può sviluppare una valutazione dei rischi lavorativi che tenga conto anche di caratteristiche soggettive dei lavoratori come genere, età, provenienza? Ed è possibile, una volta rilevati rischi e nocività, organizzare il lavoro adattandolo alla persona?
È appurato che c’è una questione di genere nella salute e sicurezza sul lavoro:
– uomini e donne possono essere esposti a rischi diversi;
– possono rispondere in maniera diversa alla stessa esposizione a rischio;
– la diversità di ruoli sociali e di carichi conseguenti possono avere, più o meno indirettamente, una influenza sulla esposizione a rischi lavorativi”.
Cosa sono le differenze di sesso e di genere?
– sesso: “differenze che la biologia determina tra uomini e donne e che sono universali e immutabili”;
– genere: “differenze sociali tra donne e uomini, che sono apprese, possono cambiare nel tempo e presentano notevoli variazioni tra differenti culture”.
Occorre adottare “un metodo che riesca a cogliere le differenze biologiche (sessuali) e socio-ambientali (di genere) nei diversi aspetti della valutazione”.
Vediamo alcuni esempi di determinanti biologici:
– “la superficie cutanea del corpo maschile è più estesa di quella del corpo femminile:
– la statura è generalmente inferiore nelle donne;
– il volume polmonare degli uomini è maggiore di quello delle donne;
– esistono numerose differenze nell’assorbimento, metabolismo ed eliminazione degli agenti chimici;
– rapporto tra esposizione a rumore di bassa intensità e danni extra-uditivi localizzati a carico dell’apparato riproduttivo femminile;
– la vulnerabilità verso i rischi cambia in modo significativo con l’età ed in modo differente per i due sessi”.
Seguono alcune differenze di genere, alcuni “fattori che possono incidere sul livello di rischio, indipendentemente dal grado di esposizione, che può essere uguale tra maschi e femmine”:
– “sono le donne che principalmente si occupano della cura della famiglia;
– la maggior parte del lavoro domestico viene svolto dalle donne;
– le donne guadagnano in genere di meno degli uomini … a parità di lavoro;
– le donne si controllano di più e sono più attive nella prevenzione rispetto agli uomini;
– le donne investono di più in cultura rispetto agli uomini”.
Partendo da questi presupposti e indicazioni, un approccio non neutrale ma attento alla soggettività – “con la partecipazione dei RLS e dei lavoratori ed il coinvolgimento del medico competente” – permetterà dunque di “far emergere e considerare percezioni, vissuti e segni di sofferenza rispetto alle diversità di sesso e di genere, spesso non ricostruibili in modo diverso”.
Quali sono allora le possibili azioni che si possono mettere in atto nei luoghi di lavoro?
– avviare monitoraggio e la raccolta dati e informazioni sulla salute e sicurezza in ottica di genere;
– coinvolgere più donne nella consultazione nelle decisioni in materia di salute e sicurezza;
– tenere conto delle peculiarità individuali a partire dal genere di appartenenza;
– attivare processi di informazione e comunicazione per garantire coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici;
– individuare le lacune negli accordi di lavoro, politiche e procedure che con scelte di tipo apparentemente ‘neutro’ possono produrre effetti indesiderati di non equità tra donne e uomini (es. orari);
– migliorare le informazioni raccolte sulle esperienze negative di lavoro di uomini e donne.