“In un mondo civile in caso di emergenza tutte le persone dovrebbero avere le stesse possibilità di sopravvivenza. Ciò nonostante, alcune persone possono riscontrare barriere fisiche o essere soggetti a particolari difficoltà di comunicazione che impediscono loro di reagire in modo efficace nelle situazioni di crisi negando loro la possibilità di usufruire dell’assistenza fornita alle altre persone”.
A sottolinearlo, con riferimento alla scarsa attenzione che a volte viene data all’assistenza ai ‘disabili’ in situazioni di emergenza, è il Prof. Ing. Nicola Marotta in una sua lezione relativa al Master di Secondo Livello in Management in Sicurezza dei Luoghi di Lavoro e Valutazione dei Rischi (Esperto in Sicurezza) dell’ Università di Pisa.
La Carta di Verona sul salvataggio delle persone con disabilità in situazioni di crisi ed emergenza:
Una carta che ha l’obiettivo (art.1) di “delineare le basi per articolare una visione comune ed universale riguardo tutti gli aspetti delle attività che sono necessarie per garantire la protezione e la sicurezza di persone con disabilità in situazioni di rischio”.
Questi alcuni aspetti principali messi in evidenza dalla Carta:
- Il principio della non discriminazione e delle pari opportunità (art.2);
- La necessità di coinvolgere le persone con disabilità e le loro organizzazioni nei processi decisionali riguardanti situazioni di emergenze umanitarie, negli eventi di disastri naturali o provocati dall’uomo e in tutte le relative attività di gestione dell’emergenza (art.3);
- La responsabilità delle istituzioni di garantire l’adeguato livello di protezione e sicurezza delle persone disabili in situazioni di rischio (art.5);
- La necessità di formare, sensibilizzare e addestrare tutti gli attori coinvolti in situazioni di gestione del rischio e nei processi di salvataggio (art. 13);
La ricerca di sistemi di evacuazione alternativi e affidabili, che non richiedono mutamenti architettonico-strutturali significativi, è fortemente sentita nel campo della prevenzione incendi, oltre che per la presenza di persone disabili, soprattutto per gli edifici pregevoli per arte e storia, ove qualsiasi tipo di trasformazione edilizia appare di difficile attuazione ed in contrasto con il severo sistema vincolistico in vigore nel nostro paese. E due sistemi sembrano “poter essere presi in seria considerazione, in quando già adottati e sperimentati con rigore, ormai da alcuni anni, soprattutto per l’evacuazione di emergenza in campo navale e come evacuazione di emergenza negli aeromobili: Escape Chute System (ECS); Evacuation Slide System (ESS)”.
Si segnala che il sistema “Escape chute” è ideato per l’evacuazione di emergenza “anche da altezze elevate, viene montato solitamente all’esterno. Nella sua forma tipica esterna è costituito da un tubo verticale di stoffa a tre strati: il rivestimento esterno è resistente al fuoco ed a tutti gli agenti atmosferici, lo strato interno è costituito da un tipo di stoffa che facilita lo scivolamento, mentre lo strato intermedio ha funzione portante. L’altezza raggiungibile con questo sistema di evacuazione è di 60 – 80 metri”.
Dunque se la sicurezza delle persone con disabilità in caso di emergenza dagli edifici storici e artistici in alcuni casi può essere difficile da ottenere, il sistema di evacuazione alternativo descritto “può, in questi casi, risolvere il problema. Si tratta di un sistema che ancora deve essere sperimentato e richiede controlli appropriati, soprattutto in relazione alla sua affidabilità e la capacità d’uso”.
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