Secondo le stime recenti dell’ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) ogni anno 2,3 milioni di donne e uomini muoiono a seguito di infortuni sul lavoro o malattia professionale.

Oltre 350.000 morti sono dovute ad un infortunio mortale e quasi 2 milioni di morti sono dovute ad una malattia. Inoltre, si stimano in 160 milioni i casi di malattie non mortali connesse al lavoro e più di 313 milioni di lavoratori sono coinvolti in infortuni sul lavoro non mortali che provocano lesioni gravi e assenze dal lavoro, ne avevamo parlato qualche mese fa qui.

Per ogni infortunio devono essere calcolati:

  1.  I costi diretti: costi sanitari, perdite di produzione, danni subiti ai mezzi di produzione, sanzioni ecc;
  2.  I costi indiretti: riduzione di produttività della forza lavoro, costi amministrativi, spese relative alla sostituzione di manodopera, aumento di premi assicurativi ecc;
  3.  I costi intangibili o nascosti: ovvero quelle voci di spesa che normalmente non configurano nella contabilità aziendale e che sono di difficile individuazione come ad esempio il danno all’immagine aziendale.

Il costo degli infortuni è, quindi, alto.

Si stima che i costi indiretti degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali possano essere da quattro a dieci volte superiori ai costi diretti. Secondo le stime dell’ILO, le ore di lavoro perse, il risarcimento dei lavoratori, l’interruzione della produzione e le spese mediche costano complessivamente il quattro percento del PIL globale (circa 2.800 miliardi di dollari).

Di conseguenza, i costi umani e finanziari di questi incidenti quotidiani sono importanti e mettono in risalto il peso economico rappresentato dall’inadeguatezza delle prassi relative alla salute e alla sicurezza sul lavoro.

Il rischio di incidenti è maggiore per i lavoratori delle piccole e medie imprese. Infatti il tasso di incidenza degli infortuni mortali per i lavoratori in aziende con meno di 50 dipendenti è di circa il doppio rispetto a quello delle aziende più grandi.

Per far fronte a questa situazione il modo migliore è effettuare una valutazione economica che permetta di rendere evidenti i costi e benefici della salute e gestione della sicurezza a livello aziendale e del singolo lavoratore, consentendo di individuare le aree di criticità e di potenziale miglioramento. Tale valutazione viene detta analisi costi-benefici cioè una tecnica che attribuisce un valore monetario ai costi e ai benefici totali di un progetto prefiggendosi un obiettivo,ad esempio salvare vite umane evitando infortuni sul lavoro.

Il datore di lavoro, essendo di norma un imprenditore, ragionerà su valori economici. Basti analizzare il rendimento della prevenzione: per ogni euro investito annualmente per un lavoratore, l’impresa può prevedere un rendiconto di circa 2,20 euro, proprio perché non si realizzeranno tutte quelle conseguenze di un infortunio citate in precedenza.

Infine possiamo elencare tutti i vantaggi derivanti da una buona strategia e gestione della salute e sicurezza sul lavoro:

  •   Soddisfacimento delle esigenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro dei clienti e quindi aggiudicazione di contratti d’appalto;
  • Minore interruzione dell’attività e una minore perdita di dipendenti;
  • Presenza di dipendenti motivati, e se consultati, predisposti ad aiutare a mantenere alto il livello di sicurezza in azienda;
  • Diminuzione dei premi assicurativi.

Investire in uno standard efficace di Salute e Sicurezza Sul Lavoro accresce anche la competitività dell’impresa oltre a salvare delle vite umane.

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